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Il Cinema Italiano nel Mondo

Il Cinema Italiano trova il suo piu’ alto apice creativo nella Commedia all’Italiana.

Commedia all’italiana è il termine con il quale viene indicato un filone cinematografico nato in Italia negli anni cinquanta e sessanta del Novecento.

Più che un vero e proprio genere, come potrebbe essere il western o il thriller, il temine indica un felice periodo in cui in Italia venivano prodotte principalmente commedie brillanti, ma con dei contenuti comuni come la satira di costume e l’ambientazione borghese, con una costante sostanziale amarezza di fondo che stempera sempre i contenuti comici.

Il genere della Commedia all’italiana infatti si discosta nettamente dalla normale commedia leggera e disimpegnata e dal filone del cosiddetto neorealismo rosa, in voga fino a tutti gli anni ’50 poiché, partendo dalla lezione del neorealismo, si basa su una scrittura più delineata e realistica; pertanto, accanto alle situazioni comiche e agli intrecci tipici della commedia pura, affianca sempre, con ironia, una pungente e talvolta amara satira di costume, che coinvolge i grandi cambiamenti della società italiana di quegli anni, dal boom economico al mutamento nella mentalità e anche nel costume sessuale degli italiani, dal rapporto con il potere e con la fede, alla ricerca di nuove forme di emancipazione economica e sociale, per arrivare a toccare, negli anni ’70, anche tematiche di attualità più complesse, con opere che finiscono per avere un sottofondo persino drammatico (vedi ad esempio film come “Detenuto in attesa di giudizio” di Nanni Loy o “Un borghese piccolo piccolo” di Mario Monicelli).

Il successo dei film appartenenti al genere commedia all’italiana lo si dovette sia alla presenza di una intera generazione di grandi attori, con la loro capacità di incarnare vizi e virtù degli italiani dell’epoca, sia all’attento lavoro di registi e sceneggiatori, che inventarono un vero e proprio genere, completamente nuovo, riuscendo a trovare prezioso materiale per i loro film fra le pieghe di una società in rapida evoluzione e dalle molte contraddizioni.

Rappresentanti principali tra gli attori sono indiscutibilmente Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, Nino Manfredi, e, qualche anno più avanti, Giancarlo Giannini, Claudia Cardinale, Monica Vitti, Gianni Agus, Adolfo Celi, Sofia Loren, Laura Antonelli, Stefania Sandrelli, Walter Chiari, Gastone Moschin, oltre a un’infinità di caratteristi. Tra i registi, oltre a Germi, vanno ricordati Mario Monicelli, Luigi Comencini, Steno, Vittorio De Sica ,Antonio Pietrangeli, Nanni Loy, Lina Wertmuller, Ettore Scola, Luigi Zampa e Dino Risi, tra gli sceneggiatori Age e Scarpelli, Rodolfo Sonego e Suso Cecchi D’Amico. Se si volesse individuare un manifesto del genere – che riserva il suo fascino, tra l’altro, nel non avere affatto dei canoni precisi – probabilmente ci si potrebbe riferire a tre film su tutti, ossia I mostri di Risi (dove troviamo riuniti Gassman, Tognazzi e Manfredi che nell’arco dei vari episodi del film si trasformano in mille modi diversi), Il medico della mutua di Luigi Zampa e il suo seguito “Il Prof. Dott. Mario Tersilli…” dove Sordi regna sovrano, e I soliti ignoti di Monicelli, dove Gassman è affiancato da Mastroianni, e da una carrellata di eccezionali caratteristi. Quest’ultimo film è considerato il punto di inizio della vera e propria Commedia all’italiana.

Nella schiera dei grandi protagonisti della Commedia all’italiana va senz’altro incluso anche Aldo Fabrizi, che in qualche modo anticipò il genere con alcuni fortunati film dei primi anni ’50, primo fra tutti Guardie e ladri (1951), a fianco di Totò. Anche l’immortale Principe Antonio de Curtis lasciò un segno indelebile nella Commedia all’Italiana con il vasto filone di “Totò e Peppino” in cui appariva come spalla di lusso un altro mostro sacro della comicità napoletana: Peppino De Filippo. I due attori, oltre ad interpretare ruoli di protagonisti in un gran numero di lungometraggi del genere, fecero anche delle indimenticabili apparizioni come ospiti d’onore in alcuni capolavori assoluti del tempo: Totò ad esempio nel già citato I soliti ignoti del 1958 e Peppino de Filippo in Boccaccio ’70 (1962).

La commedia all’italiana fu essenzialmente una creazione di Cinecittà, ambientata molto spesso in ambiente romano, con attori romani o romani d’adozione (ad esempio, Gassman, nato a Genova, si trasferì a Roma giovanissimo, Tognazzi, cremonese, fece i suoi primi passi nell’avanspettacolo nella capitale e, in fondo, anche il napoletanissimo Totò si era andato familiarizzando sempre più con la Città Eterna). Del resto la vita pubblica italiana dell’epoca era prevalentemente accentrata sulla capitale, e anche una grande e operosa città come Milano durante i ’50 e ’60 era più in disparte e veniva percepita più come un luogo di lavoro “serio” che non di avvenimenti mondani. A Roma, invece, furoreggiava la Via Veneto e i suoi caffè frequentati da artisti, attori, avventurieri e un esercito di fotografi (“paparazzi“), i quali resero famosa nel mondo la vita frenetica del bel mondo capitolino.

Alberto Sordi, in particolare, con la sua enorme produzione come attore/produttore/regista in oltre 140 lavori, ha finito per trattare il più vasto ventaglio di personaggi e di tematiche della società del tempo.

Il genere, che ha avuto grande fortuna dalla fine degli anni cinquanta ai primi anni settanta, ha vissuto un declino attorno alla metà degli anni settanta, complice la scomparsa, proprio in quegli anni, dei suoi primi protagonisti (è il caso ad esempio di Vittorio De Sica, Totò, Peppino De Filippo, Pietro Germi, Antonio Pietrangeli) e dell’inevitabile invecchiarsi di tutta la generazione di registi e attori che ne erano stati gli artefici; tutto ciò mentre nel contempo si assisteva ad un progressivo scivolamento della commedia italiana verso un genere più disimpegnato, la cosiddetta commedia sexy, di facile presa sul pubblico, grazie anche alle frequenti scene scollacciate, ma quasi sempre di inferiore livello contenutistico e dove la critica alla società è molto più latente. Ad ogni modo il genere, con i suoi attori più rappresentativi, come Alvaro Vitali, Lino Banfi, Renzo Montagnani, ha ricevuto di recente una sorta di riabilitazione. Tale valorizzazione ha posto in luce come, dietro l’evidente trivialità delle situazioni proposte, sia presente non più una critica alla società ma una sua “messa in scena”, la cruda registrazione di vizi e difetti della borghesia italiana, dove la volontà di denuncia è rimasta soffocata dal malcostume e dall’edonismo in maggior voga: non a caso tali film si collocano tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80.

Il genere della Commedia all’italiana in senso lato, sia pure con caratteristiche ormai profondamente diverse da quelle degli anni sessanta-settanta, ha ritrovato un suo spazio nel panorama cinematografico italiano dalla fine degli anni ottanta agli anni 2000, con autori come Roberto Benigni, Carlo Verdone, Massimo Troisi, Francesco Nuti, Paolo Virzì, Silvio Soldini, Leonardo Pieraccioni, Vincenzo Salemme e altri; sono gli eredi ideali del genere cinematografico, anche se per taluni critici la vera e propria “commedia all’italiana” è da considerarsi ormai definitvamente tramontata a metà degli anni settanta, lasciando il posto, tutt’al più, a una “commedia italiana”: eccessive sarebbero le differenze stilistiche tra i vari autori, tali da poter rintracciare una “scuola” comune, e troppo diverse ormai anche le condizioni socio-culturali rispetto alle quali il cinema italiano attuale si confronta.

http://it.wikipedia.org/wiki/Commedia_all%27italiana

http://it.wikipedia.org/wiki/Cinema_italiano